Fino ad oggi, per realizzare manufatti protesici, venivano usate delle impronte della bocca del paziente, che venivano spedite al tecnico di laboratorio. Dopodiché, si rendevano necessarie delle prove di tali manufatti con le quali venivano corretti alcuni “errori” o meglio imprecisioni dovute a vari fattori.
Abbiamo già parlato di impronte digitali; con questa evoluzione tecnologica si sono ridotti gli errori dovuti ai materiali da impronte e al loro “viaggio” fino al laboratorio.
Con l’utilizzo dello scanner facciale siamo poi in grado di limitare e ridurre ulteriormente le imprecisioni dovute agli individuali movimenti masticatori di ogni persona.
Spieghiamo meglio. Al tecnico di laboratorio prima arrivavano due impronte che venivano riempite con il gesso, e così si otteneva un modello in gesso della bocca del paziente. Un modello superiore e uno inferiore. Ma ovviamente pochi dati venivano forniti su come questi due modelli “masticavano” tra loro. Attualmente, il tecnico riceve invece due modelli virtuali della bocca del paziente e una serie di grafici che si interfacciano con questi modelli per far vedere con precisione come si svolgono tutti i movimenti della masticazione: si parla quindi di movimenti di lateralità, protrusione, massima apertura, etc.
In questo modo, le protesi, i ponti, le corone, insomma, tutto ciò che viene introdotto nella bocca del paziente per una riabilitazione sono realizzati in un contesto dinamico, correttamente funzionalizzati.
I manufatti sono più precisi con minori necessità dei cosidetti “ritocchi”, i tempi per i pazienti sono ridotti con minor numero di viaggi verso lo studio, ma soprattutto la protessi è davvero su misura, individualizzata su ognuno di noi!